Lotte operaie e proletarie
Lotta di classe e lotta alla repressione
Il nostro paese, come tutti quei Paesi a capitalismo avanzato, é nel pieno della crisi generale del sistema che ha ingrassato ed ingrassa le rispettive borghesie conducendo politiche di lacrime e sangue contro il proletariato ed in generale contro le masse popolari. I venti di guerra si sono trasformati in guerre aperte piú o meno cruente, piú o meno diffuse e le guerre striscianti e non dichiarate contro il proletariato mondiale, vengono ormai ufficializzate nei fatti :
- attraverso l’ eliminazione dei diritti conquistati con le lotte ed il sangue nelle strade e nelle piazze
- con la sempre piú cruenta repressione e criminalizzazione delle lotte stesse, delle organizzazioni popolari e proletarie che in ogni Paese combattono e resistono contro le angherie della borghesia imperialista ed i suoi servi della politica e degli organi repressivi di polizia o militari
- attraverso la creazione di sacche sempre maggiori di nuove schiavitú ricattate dalla fame e dal terrore prodotte dalle guerre imperialiste: intere popolazioni costrette all’ emigrazione di massa verso i Paesi responsabili delle loro tragedie, gli stessi Paesi che, al loro arrivo, le strumentalizzeranno e sfrutteranno sino a schiavizzarle.
Ma, se l’ elenco di nefandezze prepretrate dalle rispettive borghesie dei Paesi imperialisti sulle masse popolari e sui lavoratori, potrebbe protarsi all'infinito, proprio queste persistrenti e cruente aggressioni contro il proletariato mondiale, offrono nuove e molteplici occasioni di riattovazioni di pratiche resistenziali che potrebbero sfociare in prassi rivoluzionarie. Penso ad esempio alle Resistenze armate delle popolazioni mediorientali ed in particolare al Rojava, alla Palestina in Libano, Irak o Turchia come a quelle dei popoli dell’ India, delle Filippine o del sudamerica. Nei Paesi imperialisti, viceversa, assistiamo ad un momentaneo disorientamento generalizzato delle organizzazioni e degli organismi che, bene o male, si rifacevano o si rifanno alle istanze del proletariato e della classe operaia, sindacati di base compresi. Una delle maggiori cause del disorientamento consiste nell’ assenza del Soggetto rivoluzionario in grado di raccolgiere queste istanze per organizzarle, orientarle e dirigerle mentre vediamo cresciere le organizzazioni di estrema destra, fasciste, parafascite e razziste in tutti i Paesi imperialisti, USA compresi. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari é in pieno svolgimento ed i partiti e le organizzazioni politiche borghesi e pseudo borghesi, non fanno altro che contribuire, con la loro abdicazione, il loro revisionismo, al successo della reazione. Altri partitini che si autoproclamano rivoluzionari si trovano invece a fare i conti chi con l’ autoreferenzialità ghettizzante ed altri con l'approdo all’ elettoralismo, in engtrambi i casi utilizzando interpretazioni personalizzate e opportunistiche del marxismo-leninismo o del maoismo.
Da operaio FIAT posso portare la mia esperienza in relazione all’ analisi di cui sopra relativa al mondo del lavoro sempre piú improntato su una concezione ottocentesca per la quale il lavoratore non deve avere diritti (se non quelli concessi per magnanimo interessamento del padrone) dove anche lo stipendio non é piú cosa certa ma diventa una variabile dipendente dalle alterne fortune o dagli umori dei vertici dell’ azienda che considerano noi operai soltanto come merce da usare e gettare compatibilmente con il benestare dei sindacati borghesi, FIOM compresa. Gli operai piú combattivi, stremati già dalle operazioni repressive dei vertici aziendali, devono vedersela con problemi economici al limite della sopravvivenza. Nonostante ció, credo che la classe operaia non sia per nulla scomparsa, anzi, rimane senza dubbio la sola che possa, in determinate condizioni, mettersi alla testa del proletariato e delle masse popolari nella guerra contro la borghesia imperialista dei rispettivi Paesi. Le mobilitazioni, gli scontri cruenti della Grecia ed ora, anche se si tratta soltanto dell’ inizio, quelli in Francia, confermano che il proletariato puó resistere agli attacchi violenti dei padroni con la giusta violenza proletaria anche se, attualmente, il divario militare tra proletariato e organi della repressione é ancora in netto favore dei secondi.
In questa sintetica analisi inquadriamo il valore strategico del sostegno incondizionato ai rivoluzionari prigionieri che resistono nelle carceri della borghesia. La loro Resistenza rafforza la resistenza che il proletariato avanzato oppone agli attacchi del nemico di classe e dei loro servi della politica borghese, degli organismi repressivi e giudiziari. La loro Resistenza offre a tutti noi un ulteriore arma contro il nemico comune; il loro coraggio e la loro determinazione sono di esempio per chiunque si sia organizzato o voglia organizzarsi per condurre a livelli sempre maggiori la battaglia per l’ organizzazione e la guerra di classe. Allo stesso modo pensiamo che dare adeguato ed insistente risalto alle guerre popolari in corso in alcuni Paesi del mondo, sia ulteriore strumento strategico teorico-pratico, facendo le dovute proporzioni, per propagandare la necessità e la possibilità di combattere per vincere anche nei Paesi imperialisti pari al nostro.
Consideriamo quindi nostro dovere diffondere tra gli operai, i lavoratori ed in genere il proletariato tutto, il valore strategico della solidarietà incondizionata ai rivoluzionari prigionieri propagandando la loro lotta di Resistenza e le loro esperienze organizzative, dentro e fuori le carceri, alle generazioni di proletari che attualmente si trovano, su vari fronti, a lottare contro il comune nemico e a resistere ai suoi attacchi sempre piú indiscriminati. Pensiamo alle lotte dei lavoratori ma, piú in generale, alle lotte sociali per la casa, per la difesa dei territori contro le devastazioni e le speculazioni ambientali o per il sostegno delle masse migranti come la lotta contro i CIE, i fili spinati, etc.
Con le nostre ridotte forze ed i nostri altrettanto scarseggianti mezzi, abbiamo cercato di applicare la pratica della solidarietà ai rivoluzionari prigionieri tra le masse popolari anche attraverso la campagna contro la tortura del il 41/bis applicato ai compagni prigionieri (nel caso specifico) delle BR come Lioce, Mezzasalma e Morandi. L’ iniziativa di fronte al tribunale di Torino con volantinaggio e tanto di striscione che recitava: ”41 bis tortura di stato, sosteniamo i rivoluzionari prigionieri” é stata la sintesi di un precedente lavoro organizzativo intentato coinvolgendo altri soggetti politici della città di Torino, lavoro che non ha prodotto concretamente adesioni alla nostra iniziativa ma che, in qualche modo, ha rilanciato la necessit&aagrave; di aprirsi alla città rompendo il ristretto cerchio degli ”addetti ai lavori”. Il bilancio dell”iniziativa, unica a Torino, é da ritenersi positivo in quanto abbiamo provocato la stampa borghese che ha dato risalto, anche se in termini negativi, alla manifestazione e al volantinaggio contribuendo, senza volerlo, alla diffusione ad ampio raggio del tema della campagna. Con lo stesso striscione abbiamo partecipato alla manifestazione istituzionale per il 25 Aprile dando vita ad un volantinaggio diffuso ed a un piccolo spezzone dietro lo striscione. Seguendo la stessa prassi di massa, a suo tempo, durante i nostri assidui presidi di fronte al tribunale in occasione del processo Thyssen Krupp, volantinando quasi quotidianamente, abbiamo spesso inserito nei testi del volantino la questione dei compagni prigionieri del PC-pm arrestati durante l'operazione ”Tramonto”legando la questione della giustizia borghese e quella proletaria inquadrata nella lotta di classe degli operai contro lo sterminio padronale. I compagni di Riscossa Proletaria per il comunismo intendono peró rimarcare la loro posizione classista nell”ambito di questo lavoro ripudiando qualsiasi tentativo di inquinamento interclassista come ad esemio certi ambienti anarchici sostengono sulla questione del 41 bis e delle carceri in generale. Questo é uno dei motivi per il quale, a Torino, non abbiamo mai potuto, malgrado le nostre aperture ideologiche, collaborare con quei settori.
Per solidarietà nei confronti dei rivoluzionari prigionieri non intendiamo certamente una pratica di mero mutuo soccorso fine a se stesso. Crediamo che nemmeno loro vogliano che la questione si sviluppi in questi termini. Per solidarietà ai rivoluzionari prigionieri intendiamo, tramite atti concreti, certo, ma anche attraverso iniziative di agitazione e propaganda tra il proletariato e la classe operaia, rilanciare il significato della loro lotta e della loro Resistenza nelle mani del nemico di classe che hanno in tutti i modi combattuto sino a sacrificare la loro libertà individuale affrontando condizioni estreme. Apprezziamo l”enoreme lavoro che SRI svolge, non soltanto per la sua opera di informazione, denuncia e partecipazione solidale (dove é possibile e in determinate condizioni) esso svolge ed in particolare appreziamo le sue azioni concrete rivolte ai rivoluzionari prigionieri e alle organizzazioni proletarie combattenti come ad esempio la campagna promossa in sotegno dei combattenti e delle combattenti del Rojava. Siamo convinti che SRI debba e possa riuscire a formare compagni in grado di costruire organismi in tutte le metropoli anche nel nostro Paese e a questo scopo noi ci proponiamo. Non si tratta di svolgere funzioni commemorative o di mera solidarietà umanitaria nei confronti dei rivoluzionari prigionieri, ma a nostro avviso, si tratta di rendere loro onore cercando di collegare le loro esperienze di lotta alle prassi concrete di resistenza sul territorio nazionale in chiave strategico-rivoluzionaria smantellando l’oblio e la delegittimazione politica nel quale la borghesia intende relegare tutta l’esperienza della lotta armata allo scopo di evitare possibili emulazioni che potrebbero coinvolgere il proletariato nella costruzione di organizzazioni rivoluzionarie tra le nuove generazioni.
Redazione Aurora Proletaria