☭    "Non è difficile essere rivoluzionari quando la rivoluzione è già scoppiata e divampa... È cosa molto più difficile - e molto più preziosa - sapere essere rivoluzionari quando non esistono ancora le condizioni per una lotta diretta, aperta, effettivamente di massa, effettivamente rivoluzionaria; saper propugnare gli interessi della rivoluzione (con la propaganda, con l'agitazione, con l'organizzazione) nelle istituzioni non rivoluzionare, sovente addirittura reazionarie, in un ambiente non rivoluzionario, fra una massa incapace di comprendere subito la necessità del metodo rivoluzionario di azione"     ☭    



Lotte operaie e proletarie

Contratto METALMECCANICI un'altro colpo alla dignità dei lavoratori


Il contratto dei metalmeccanici appena sottoscritto tra le sigle sindacali, FIOM compresa e Federmeccanica,è un ulteriore passo verso il completo smantellamento dello Statuto dei lavoratori, un ulteriore truffa che affonda le sue radici nel progetto della borghesia di piegare definitivamente la dignità operaia e di tutti i lavoratori e renderli assoggettati completamente al volere padronale. Qui di seguito pubblichiamo le prime reazioni interne alla stessa CGIL e FIOM.

Redazione Aurora Proletaria



IL SINDACATO È UN'ALTRA COSA ESCE DALLA DELEGAZIONE TRATTANTE FIOM PER IL RINNOVO DEL C.N.

A fronte delle concessioni fatte dalla Fiom (e da noi ampiamente annunciate) sul tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, i compagni dell'area di opposizione in Cgil, pur non essendo ancora terminato il confronto, hanno ritenuto coerente con le proprie posizioni rassegnare le dimissioni dalla delegazione trattante. Riportiamo l'intervento con cui Paolo Brini motiva a nome del Sindacato è un'Altra Cosa tale decisione.

Compagni,
il punto a cui è giunta la trattativa permette di dare una valutazione complessiva dello stato dell'arte. Per quanto mi riguarda la scelta nostra di cedere sulle deroghe (seppur nella versione "10 gennaio" e non ccnl separato 2012), di accettare gli assorbimenti, di rinunciato al recupero dei 6 mesi di ritardo degli aumenti salariali, di cedere su alcune limitazioni alla 104, di accettare di discutere in merito alla disponibilità e fruibilità aziendale dei 5 Par collettivi, mi spinge a dire che non ci sono più le condizioni di continuare la trattativa. Anche su sollecitazione di Landini, al penultimo Comitato Centrale avevo spiegato che essendo abituato a giudicare sul merito, qualora nel proseguo della trattativa avessi ritenuto superato un limite per me accettabile avrei dato le dimissioni. Pertanto dato che ritengo ora quel limite varcato, sono a comunicare a nome non solo mio ma anche di Eliana Como, Simone Grisa e Sasha Colautti, che se la delegazione trattante, nel pieno della propria legittimità, decide di proseguire il confronto fino all'affondo finale con Federmeccanica per firmare il contratto, noi diamo le dimissioni dalla delegazione trattante.

(A maggioranza con 6 contrari la delegazione trattante ha deciso di proseguire stamattina per firmare l'accordo)

Pubblichiamo l’appello di delegati FIOM a sostenere le ragioni del NO all’ipotesi di accordo del ccnl dei metalmeccanici. Il 6 dicembre appuntamento a Firenze!
per aderire:
peril.no.ccnl2016.metal@gmail.com

In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti.
Si arriva tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).
Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione. Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare, come se si trattasse di voci sostitutive l’una dell’altra. In secondo luogo perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato un rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.
Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l’esclusione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione lavorativa).
Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L’effettivo importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell’Istat dell’Ipca. L’Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo dell’inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario. E se non bastasse, questa destrutturazione dell’aumento salariale si lega a una parte normativa estremamente negativa.
In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom firmando questo contratto abbia accettato contemporaneamente il contratto separato del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne esce.
Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di 8 anni di battaglie. E c’è in fondo un legame diretto tra il fatto che si accetti la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della 104 (l’attuale rinnovo) e dall’altro si apra alla sanità integrativa. Diritto universale alla salute, all’assistenza e alla malattia sono inversamente proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità. In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere riassunti in tre grandi capitoli:
– blocco dei salari, ogni qualsiasi aumento dovrà venire a livello aziendale, in modo totalmente variabile e in cambio di aumento dei carichi di lavoro, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;
– introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore attraverso una rete di benefits aziendali;
– sfondare sul terreno dell’orario, con 80 ore a disposizione delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.
Dal punto di vista di Federmeccanica la missione è compiuta. I premi aziendali sono dichiarati variabili in maniera stringente: collegati a quella produttività che il lavoratore non controlla e che non determina di certo da solo. Si introducono una serie di misure di welfare aziendale e di benefits azienali. E si allargano le possibilità della plurisettimanalità: la settimana lavorativa deve essere “mediamente” di 40 ore, allungabile e accorciabile a seconda delle esigenze.
Non siamo solo a un pessimo contratto. Siamo a un modello che lentamente, ma inesorabilmente, mina la stessa sindacalizzazione. Si mettono in moto tutti quei processi che legano il lavoratore a mille fili all’andamento della “sua” azienda. Si recepiscono quei meccanismi che spaccano il fronte tra lavoratori di aziende “che tirano” e aziende in crisi. Si crea un interesse diretto del lavoratore a non fermare mai la macchina aziendale, magari con uno sciopero che mina la produttività. Si pensa di salvarsi entrando sotto l’ombrello del rapporto bilaterale sindacato-azienda dove il lavoratore trova conveniente aderire al sindacato per aderire ai servizi che ne derivano. Ma questo modello è veleno per la Fiom. E’ l’approdo a un aziendalismo che oggi si rivolge contro le punte avanzate dell’organizzazione e domani contro l’organizzazione intera.
Il tutto senza aver mai posto realmente il rifiuto del Jobs Act e la richiesta a Cisl e Uil di disconoscere la firma del contratto separato in Fiat.
Siamo delegati e delegate della FIOM e facciamo appello immediatamente a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e agli altri delegati e delegate ad attrezzarsi perchè le ragioni del NO a questo contratto siano conosciute, sostenute, argomentate e diffuse nelle assemblee che si terranno e nel referendum del 19-20-21 dicembre, con l’obiettivo di una forte affermazione del NO nonostante le regole tutt’altro che democratiche della consultazione non consentino che il NO abbia la stessa agibilità del SI durante il percorso referendario. Invitiamo ad un incontro a Firenze il 6 dicembre per coordinare i metalmeccanici che dicono NO a questo contratto, a partire da quelli che appartengono alla nostra organizzazione e come noi hanno sostenuto in tutti questi anni le lotte di resistenza che pur tra mille contraddizioni ha portato avanti. Un primo passo di una battaglia per la difesa di un modello sindacale rivendicativo, unificante, conflittuale e partecipativo.
Il nostro NO deve vivere da subito, soprattutto nelle grandi fabbriche, nella battaglia della consultazione sul contratto, e diventare un punto di riferimento per affermare una pratica sindacale opposta a quella dell’attuale gruppo dirigente.

Primi firmatari
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli, Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN)
Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo Barbaro, Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris, Alfonso De Martino, Jury Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella, Franco Ruggeri, Luca Carlessi, Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli, Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba, Massimiliano Malventi, Adriana Tecce,Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli, Simone Di Sacco (RSU FIOM Piaggio)
Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM Motovario)
Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM Ducati)
Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM Continental)
Serafino Biondo (RSU FIOM Fincatieri Palermo)
Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera) Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia Forlì)









Antono Gramsci:Alcuni temi della quistione meridionale

Come si legge in 2000 pagine, cit., il manoscritto andò smarrito nei giorni dell'arresto di Gramsci e fu ritrovato da Camilla Ravera tra le carte che Gramsci abbandonò nell'abitazione di via Morgagni.
Il saggio fu pubblicato nel gennaio 1930 a Parigi nella rivista Stato Operaio, con una nota in cui è detto: «Lo scritto non è completo e probabilmente sarebbe stato ancora ritoccato dall'autore, qua e là. Lo riproduciamo senza alcuna correzione, come il migliore documento di un pensiero politico comunista, incomparabilmente profondo, forte, originale, ricco degli sviluppi piú ampi. ».




Questione elettorale borghese

Per un altro spunto (se ce ne fosse ancora bisogno) sulla questione elettorale borghese

Necessità di una preparazione ideologica di massa

di Antonio Gramsci , scritto nel maggio del 1925, pubblicato in Lo Stato operaio del marzo-aprile 1931. Introduzione al primo corso della scuola interna di partito




La legislazione comunista

Articolo apparso su L'Ordine nuovo anno II n.10 del 17 luglio 1920 a firma Caesar

Antonio Gramsci : Il Partito Comunista

Articolo non firmato, L’Ordine Nuovo, 4 settembre e 9 ottobre 1920.




Antonio Gramsci - Riformismo e lotta di classe

(l'Unità, 16 marzo 1926, anno 3, n. 64, articolo non firmato)




Antonio Gramsci : La funzione del riformismo in Italia

(l’Unità, 5 febbraio 1925, anno 2, n. 27, articolo non firmato)




Referendum sulla costituzione

Votare o non votare, è questo il problema?

Lettera di un operaio FIAT di Torino

" FCA, la fabbrica modello "

Elezioni borghesi: un espediente per simulare il consenso popolare!

Lo scorso 19 giugno, con i ballottaggi, si sono consumate le ennesime elezioni previste dal sistema democratico borghese. Si trattava di elezioni amministrative ma di alto significato politico nazionale.