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L’Inutilità dell’ Europarlamento
Il 9 Giugno ci saranno le elezioni europee, la cosa importante da chiedersi è a cosa serve il parlamento europeo e che cosa fa.
L’Unione europea ha elementi limitatissimi di democrazia, tutti gli organismi sono essenzialmente di nomina governativa o derivanti dall’accordo di vari governi che si mettono d’accordo per nominare il governo che è la Commissione e il Presidente della Commissione, del Consiglio Europeo che e’ l’organismo più importante insieme alla Commissione, ci sono poi una quantità pazzesca di burocrazie, ebbene tutte queste istituzioni non hanno nessun tipo di controllo da parte dei cittadini.
L’impressione che l’unione europea sia una sorta di leviatano burocratico che ci impone le sue regole assurde dall’alto in modo centralizzato è confermata dall’architettura dell’unione europea.
L’unico organiamo che si vota è appunto il parlamento europeo, ma cosa fa questo parlamento?
Il parlamento fa poco o nulla, perché rispetto ai parlamenti normali che hanno almeno due funzioni fondamentali: una legislativa e una di controllo sul governo , il parlamento europeo ha dei poteri estremamente limitati.
Per quanto riguarda la commissione , il parlamento vota il Presidente della commissione, ma non vota poi i vari commissari che vengono nominati dal Presidente della commissione, e non può nemmeno sfiduciarlo, può si votare una mozione di censura che richiede la maggioranza di due terzi dei parlamentari (non e’ mai accaduto), in realtà non c’è nessuna possibilità di influire sul governo dell’Unione.
Qualcuno penserà ma almeno farà le leggi il parlamento, no non fa nemmeno quelle, il parlamento non ha potere di iniziativa legislativa, chi decide l’agenda legislativa è la commissione, il parlamento può chiedere per cortesia alla commissione se vuole presentare un disegno di legge (regolamento come viene chiamato) di sua iniziativa.
L’iniziativa legislativa passa dalla commissione al consiglio.
Il consiglio essenzialmente è un’assemblea di rappresentanti in diverse composizioni dei diversi paesi dell’Unione che vota sulle proposte che vengono dalla commissione che passa poi questa bozza di regolamento al parlamento che con procedure diverse , a volte con le commissioni a volte con l’assemblea plenaria decide su questa proposta di legge.
Si dirà, almeno il parlamento avrà un potere di veto, perché se boccia una legge , quella legge non passa, non è proprio così. Perchè se il parlamento decide che un regolamento non gli piace e vota contro , a questo punto si apre una procedura di negoziazione, si crea una commissione bilaterale tra parlamento e consiglio dove a forza di attività di vari lobbisti si deve trovare a tutti i costi un accordo,
Si è visto che quando il parlamento bocciava un regolamento , passava un pò di tempo e a forza di negoziazioni sotto banco alla fine il parlamento votava il regolamento.
In conclusione il parlamento europeo non fa quasi niente.
Questo per farvi un’idea su quanto possa essere utile o non utile andare a votare , a legittimare con il nostro voto che politicanti di basso livello vadano a incassare stipendi molto importanti per non fare assolutamente niente.
Il nostro orientamento è NON ANDARE A VOTARE
Non legittimare un istituzione borghese che altro non è che uno specchietto per le allodole.
NON SUBIRE PASSIVAMENTE LA TIRANNIA finanziario-economica che governa l’Unione Europea.
Di seguito l’articolo pubblicato nel 1915 nel Sotsial-Demokrat , scritto dal compagno Lenin.
< Abbiamo scritto nel n. 40 del Sotsial-Demokat che la conferenza delle sezioni del nostro partito all'estero aveva deliberato di soprassedere alla questione della parola d'ordine: "Stati Uniti d'Europa", finché non se ne fosse discusso sulla stampa il lato economico.
La discussione di tale problema aveva preso, nella nostra conferenza, un carattere politico unilaterale. In parte, ciò è forse dovuto al fatto che, nel manifesto del Comitato Centrale, questa parola d'ordine era stata espressamente formulata come parola d'ordine politica ("la prossima parola d'ordine politica..." è detto nel manifesto), e non solo si preconizzavano gli Stati Uniti repubblicani d'Europa, ma si sottolineava specialmente che questa parola d'ordine è assurda e bugiarda "senza l'abbattimento rivoluzionario delle monarchie tedesca, austriaca e russa".
Opporsi, entro i limiti degli apprezzamenti politici di questa parola d'ordine, a tale impostazione della questione mettendosi, per esempio, dal punto di vista che essa offusca o indebolisce, ecc. la parola d'ordine della rivoluzione socialista, sarebbe assolutamente errato. Le trasformazioni politiche con tendenze effettivamente democratiche e ancor più le rivoluzioni politiche, non possono in nessun caso, mai, e a nessuna condizione, né offuscare né indebolire la parola d'ordine della rivoluzione socialista. Al contrario, esse avvicinano sempre più questa rivoluzione, ne allargano la base, attirano alla lotta socialista nuovi strati della piccola borghesia e delle masse semiproletarie. D'altra parte, le rivoluzioni politiche sono inevitabili durante lo sviluppo della rivoluzione socialista, la quale non deve essere considerata come un atto singolo, bensì come un periodo di tempestose scosse politiche ed economiche, della più acuta lotta di classe, di guerra civile, di rivoluzioni e di controrivoluzioni.
Ma se la parola d'ordine degli Stati Uniti repubblicani d'Europa, collegata all'abbattimento rivoluzionario delle tre monarchie europee più reazionarie, con la monarchia russa alla testa, è assolutamente inattaccabile come parola d'ordine politica, rimane pur sempre da risolvere la questione del suo contenuto e significato economico. Dal punto di vista delle condizioni economiche dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della spartizione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e "civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari.
Il capitale è divenuto internazionale e monopolistico. Il mondo è diviso fra un piccolo numero di grandi potenze, vale a dire fra le potenze che sono meglio riuscite a spogliare e ad asservire su grande scala altre nazioni. Quattro grandi potenze europee: Inghilterra, Francia, Russia e Germania, con una popolazione fra i 250 e i 300 milioni d'abitanti e con una superficie di circa 7 milioni di chilometri quadrati, posseggono colonie con circa mezzo miliardo (494,5 milioni) di abitanti e una superficie di 64,6 milioni di chilometri quadrati, cioè circa la metà del globo terrestre (133 milioni di chilometri quadrati, senza le regioni polari). Aggiungete a questo i tre Stati asiatici, la Cina, la Turchia, la Persia, i quali sono ora fatti a pezzi dai briganti che conducono la guerra "liberatrice", e cioè dal Giappone, dalla Russia, dall'Inghilterra e dalla Francia. Quei tre Stati asiatici, i quali potrebbero essere definiti semicolonie (in realtà oggi sono colonie per 9/10), hanno una popolazione di 360 milioni e una superficie di 14,5 milioni di chilometri quadrati (cioè circa una volta e mezza la superficie di tutta l'Europa).
Inoltre, l'Inghilterra, la Francia e la Germania hanno investito all'estero non meno di 70 miliardi di rubli di capitale. Per ricevere un profitto "legale" da questa bella somma- un profitto di più di 3 miliardi di rubli all'anno- esistono dei comitati nazionali di milionari, chiamati governi, provvisti di eserciti e di flotte da guerra, i quali "installano" nelle colonie e semicolonie i figli ed i fratelli del "signor miliardo", in qualità di viceré, consoli, ambasciatori, funzionari di ogni sorta, preti e simili sanguisughe.
Così è organizzata, nel periodo del più alto sviluppo del capitalismo, la spoliazione di circa un miliardo di uomini da parte di un gruppetto di grandi potenze. E nessun'altra forma di organizzazione è possibile in regime capitalistico. Rinunciare alle colonie, alle "sfere di influenza", all'esportazione di capitali? Pensare questo, significherebbe mettersi al livello del pretonzolo che ogni domenica predica ai ricchi la grandezza del cristianesimo e consiglia di fare dono ai poveri...se non di qualche miliardo, almeno di qualche centinaio di rubli all'anno.
In regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad un accordo per la spartizione delle colonie. Ma in regime capitalistico non è possibile altra base, altro principio di spartizione che la forza. Il miliardario non può dividere con altri il "reddito nazionale" di un paese capitalista se non secondo una determinata proporzione: "secondo il capitale" (e con un supplemento, affinché il grande capitale riceva più di quel che gli spetta). Il capitalismo è la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'anarchia della produzione. Predicare una "giusta" divisione del reddito su tale base è proudhonismo, ignoranza piccolo-borghese, filisteismo. Non si può dividere se non "secondo la forza". È la forza che cambia nel corso dello sviluppo economico. Dopo il 1871 la Germania si è rafforzata tre o quattro volte più dell'Inghilterra e della Francia, e il Giappone dieci volte più rapidamente della Russia. Per mettere a prova la forza reale di uno Stato capitalista, non c'è e non può esservi altro mezzo che la guerra. La guerra non è in contraddizione con le basi della proprietà privata, ma è il risultato diretto e inevitabile dello sviluppo di queste basi. In regime capitalistico non è possibile un ritmo uniforme dello sviluppo economico, né delle piccole aziende, né dei singoli Stati. In regime capitalistico non sono possibili altri mezzi per ristabilire di tanto in tanto l'equilibrio spezzato, al di fuori della crisi nell'industria e della guerra nella politica.
Certo, fra i capitalisti e fra le potenze sono possibili degli accordi temporanei. In tal senso sono anche possibili gli Stati Uniti d'Europa, come accordo fra i capitalisti europei... Ma a qual fine? Soltanto al fine di schiacciare tutti insieme il socialismo in Europa e per conservare tutti insieme le colonie accaparrate contro il Giappone e l'America, che sono molto lesi dall'attuale spartizione delle colonie e che, nell'ultimo cinquantennio, si sono rafforzati con rapidità incomparabilmente maggiore dell'Europa arretrata, monarchica, la quale comincia a putrefarsi per senilità. In confronto agli Stati Uniti d'America, l'Europa, nel suo insieme, rappresenta la stasi economica. Sulla base economica attuale, ossia in regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa significherebbero l'organizzazione della reazione per frenare lo sviluppo più rapido dell'America. Il tempo in cui la causa della democrazia e del socialismo concerneva soltanto l'Europa, è passato senza ritorno.
Gli Stati Uniti del mondo (e non d'Europa) rappresentano la forma statale di unione e di libertà delle nazioni, che per noi è legata al socialismo, fino a che la completa vittoria del comunismo non porterà alla sparizione definitiva di qualsiasi Stato, compresi quelli democratici. La parola d'ordine degli Stati Uniti del mondo, come parola d'ordine indipendente, non sarebbe forse giusta, innanzitutto perché essa coincide con il socialismo; in secondo luogo, perché potrebbe ingenerare l'opinione errata dell'impossibilità della vittoria del socialismo in un solo paese e la concezione errata dei rapporti di tale paese con gli altri.
L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del socialismo all'inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente. Il proletariato vittorioso di questo paese, espropriati i capitalisti e organizzata nel proprio paese la produzione socialista, si solleverebbe contro il resto del mondo capitalista, attirando a sé le classi oppresse degli altri paesi, spingendole ad insorgere contro i capitalisti, intervenendo, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici ed i loro Stati. La forma politica della società nella quale il proletariato vince abbattendo la borghesia, sarà la repubblica democratica che centralizzerà sempre più la forza del proletariato di una nazione, o di più nazioni, per la lotta contro gli Stati non ancora passati al socialismo. Impossibile è la soppressione delle classi senza la dittatura della classe oppressa, del proletariato. Impossibile la libera unione delle nazioni nel socialismo senza una lotta ostinata, più o meno lunga, fra repubbliche socialiste e Stati arretrati.
Ecco in forza di quali considerazioni, che sono il risultato di ripetuti esami della questione nella conferenza delle sezioni all'estero del POSDR e dopo la conferenza, la redazione dell'Organo centrale e giunta alla conclusione che la parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa è sbagliata. >